Elena Capello

le porcellane di Elena

Curiosità

Ogni prodotto dell'attività umana porta con sé un bagaglio di scienza e di superstizione, e la porcellana non fa eccezioni.

Fu per primo Marco Polo, di ritorno dalla corte del Gran Khan, a parlare dello strano materiale visto nel Catai, lucente e durissimo (al quale proprio lui diede il nome di "porcellana", traducendo il termine con cui veniva chiamato dai Cinesi, che lo paragonavano ad una conchiglia presente nei loro mari); e dopo le prime notizie, arrivarono in Europa oggetti modellati nel materiale sconosciuto, anche se naturalmente solo i potenti potevano permettersi di importare simili meraviglie, che restavano proibite alla gente comune.

Per spiegare l'incredibile successo della porcellana si deve tener conto delle condizioni igieniche di quei tempi: ovviamente niente detersivi, e niente acqua calda corrente.

deco

Chi consumava i pasti servendosi delle tenere maioliche europee (belle, curatissime, e morbide, sia alla vista sia come permeabilità del materiale) non poteva avere alcuna assicurazione sulle condizioni in cui queste stoviglie erano state lavate in precedenza: semplicemente non ci si pensava. E i contagi si diffondevano come ragnatele velenose.

Per gli Italiani, basta pensare alla peste descritta dal Manzoni. Quando in Europa i principi cominciarono a pranzare nelle costosissime porcellane cinesi, si scoprì che come per incanto… ci si ammalava meno. Naturalmente allora non si poteva capire il motivo: non si poteva sapere che era il materiale stesso, durissimo perché a base di caolino, quarzo e feldspato, a non assorbire gli unti e i grassi dei cibi e quindi a non diffondere malattie; si pensò allora che la porcellana fosse un materiale magico, con il potere di preservare dalle epidemie, e i potenti arrivarono al punto di farsi cucire piccole scaglie di porcellana all'interno dei vestiti per scongiurare il pericolo di contagi.

deco

Ma come si poteva produrre in Europa la porcellana? Come ci si poteva affrancare dalla necessità del viaggio (per quei tempi colossale) e dagli altissimi costi conseguenti? Certo, non ci si poteva comportare con le costosissime stoviglie di porcellana nello stesso modo che con quelle di maiolica; c'è una spiegazione agli innumerevoli piatti di maiolica, rotti in mille pezzi e poi ricostruiti, che si trovano oggi nei musei: sappiamo che i castelli non avevano impianti fognari, ma semplicemente buchi ricavati nello spessore del pavimento, che lasciavano cadere all'esterno il materiale "indesiderato"; naturalmente questi condotti con l'andar del tempo tendevano ad intasarsi: per disincrostarli, ci si gettavano i piatti di maiolica sbrecciati, che, cadendo e rompendosi in cocci spigolosi, avevano il compito di raschiarne le pareti.

Ecco perché molti dei piatti esposti oggi nei musei sono stati trovati in cocci all'esterno delle mura dei castelli… ed è meglio non pensare in che condizioni…

Ma torniamo alla nascita della porcellana: gli esperimenti per produrla continuavano a fallire; nel Cinquecento a Firenze si riuscì a produrre un surrogato, chiamato "porcellana dei Medici" (ma appunto di un surrogato si trattava, perché la materia prodotta era simile alla porcellana nell'aspetto, ma era comunque troppo tenera per definirsi tale).

deco

Tutti i principi europei finanziarono esperimenti (che ovviamente non si potevano certo definire scientifici), senza risultati. Fu Augusto II elettore di Sassonia, agli inizi del 1700, ad incaricare l'alchimista Böttger di riprodurre la porcellana cinese. E BBöttger ci riuscì, secondo alcuni per prove successive che finalmente diedero frutti, secondo altri per puro caso; la sua fortuna fu comunque di capire che le caratteristiche della porcellana avevano origine dal caolino (minerale che rende l'impasto malleabile e modellabile), e di trovarne giacimenti vicino a Meissen.

La leggenda racconta che un mercante che doveva consegnargli alcuni materiali per i suoi esperimenti arrivò coperto di una finissima polvere bianca al laboratorio del castello, e raccontò di essere caduto da cavallo nei dintorni di Meissen e di essersi sporcato con quella polvere che era sul terreno: Böttger ebbe l'intuizione di aggiungerla alle sue mescole, e si accorse di essere riuscito a riprodurre la porcellana.

Non sapremo mai se la leggenda aveva ragione: sappiamo però che da allora in poi la ricetta, tenuta all'inizio segretamente celata nel castello, si diffuse in tutta Europa; e anche qui interviene la tradizione: sembra che Böttger, amante del buon vino, sia stato attirato in una taverna da due individui che lo fecero bere sino a farlo ubriacare e a farlo parlare, e riuscirono così a carpirgli il segreto, che fu rivenduto a caro prezzo.

Da allora, la lavorazione della porcellana si diffuse in tutta Europa. Ogni manifattura sviluppò uno stile particolare e i suoi prodotti ebbero caratteristiche ben definite, che ancora oggi li rendono ben distinguibili; ad esempio, c'è un motivo che spiega, in Francia, l'esclusività dell'utilizzo dei fondi tamponati da parte della manifattura di Sèvres: questa era l'unica manifattura finanziata direttamente dal re, dunque l'unica autorizzata ad usare l'oro, e per lo stile dell'epoca i fondi tamponati dovevano avere un filetto d'oro come finitura.

Nessun'altra manifattura francese poteva dunque adottare la lavorazione dei fondi colorati. Le cose da dire sarebbero ancora molte; ogni arte, sia maggiore sia applicata, è per sua stessa natura in continua evoluzione. La storia continua…